inserito il 15/09/2009

"BACCANTI"

DA EURIPIDE

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"BACCANTI" E IL CARNEVALE DI PUTIGNANO

La mostra “ Sessualità e morte nel Carnevale di Putignano” (1980) del foto-antropologo Carlo Garzia; la Festa delle Propaggini con la celebrazione perpetua della vite; i numerosi ritrovamenti di ceramica a motivo dionisiaco (IV-II sec AC) di M. Sannace, di Egnazia, e del territorio putignanese; l’attestazione della presenza del “dionisismo” in molte aree della Puglia; la presentazione del libro “Carnevale e psiche” del prof. Pier Pietro Brunelli (Carnevale 2008): queste sono le suggestioni che hanno spinto la compagnia teatrale “Hybris” a produrre, nell’ambito del progetto “Cantieri Creativi”, in collaborazione con la Fondazione Carnevale di Putignano, l’allestimento teatrale “Baccanti” di Euripide. Un ulteriore approfondimento, nel solco tracciato fin dalla costituzione dell’associazione, di quegli aspetti psicoculturali che capovolgono il comune modo di pensare al Carnevale come festa rivolta al mero recupero dei piaceri, dei divertimenti e dei diritti della carne.

 

DIONISO E IL CARNEVALE

“Baccanti” non parla del Carnevale, naturalmente, ma della sua forma archetipa il “dionisismo” che condivide con esso quell’urgenza innata di liberare, in un rito propiziatorio e collettivo, le pulsioni più profonde della psiche, quelle esigenze di assecondare le forze primigenie e intimamente nascoste nella natura di ciascuno, di liberare l’istintiva forza vitale dell’uomo dalla schiavitù a essa imposta dalla ragione e dalle consuetudini sociali. Aprirsi a un’esperienza di tal genere può essere fonte di arricchimento spirituale, viceversa, reprimere in se stessi questa esigenza o impedire ad altri il suo soddisfacimento significa trasformare queste forze in una potenza disintegrante e distruttiva, una cieca forza naturale, senza limite e senza misura, che demolisce ogni argine di civiltà e tutto travolge senza distinguere più tra innocenza e colpevolezza. E’ questo l’ammonimento di Baccanti, e questo continua a essere, nonostante tutto, l’anima più profonda di qualsiasi festa di carnevale.


DIONISO E EURIPIDE

Uomo/donna, vita/morte gioventù/vecchiaia, luce/ombra, caos/ordine, guerra/pace, verità/finzione, tragico/comico, infinito/finito. "Dioniso" è la personificazione di queste tragiche contraddizioni: gioia e orrore, discernimento e follia, gaiezza innocente e tenebrosa crudeltà.

Euripide si serve di queste ambiguità per far emergere dalla loro tensione conflittuale il senso del tragico. Deliberatamente egli guida il pubblico attraverso l’intera gamma delle emozioni, dalla simpatia per il dio perseguitato, attraverso l’eccitazione dei prodigi della reggia e la macabra messinscena del travestimento, a partecipare alla fine, alla reazione di Cadmo contro quella giustizia inumana e alla disperazione di Agave.
Il suo intendimento da buon drammaturgo è quello di potenziare
la nostra sensibilità e arricchire in maniera smisurata la nostra umanità. Lo specifico di questa tragedia è costituto proprio da questa emotività aggiunta che sgorga dall’opera del cuore, da una visione introspettiva di immagini rimaste prigioniere a lungo nelle sorgenti più riposte della sua mente.


(Luca Bianco, direttore artistico Compagnia Teatrale "Hybris")

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